Si sono visti spesso ma le distanze restano. Silvio Berlusconi era ieri a Berlino per una visita alla cancelliera Angela Merkel. Un faccia a faccia che segue di pochi giorni il G-4 di Parigi dove i due avevano già avuto modo di saggiare la distanza sulla strategia da assumere di fronte alla crisi internazionale. Il premier italiano lo ha ammesso chiaramente nel breve incontro con i giornalisti: «Ho proposto, e ancora oggi sono convinto che sarebbe la cosa migliore, un fondo comune europeo». Per poi ammettere che «è difficile arrivarci e ancora oggi non siamo a questa soluzione ma è importante aver acquisito intanto un metodo comune». La Merkel, però, rimane della stessa convinzione: «Ogni Paese deve giudicare le proprie responsabilità». Tradotto: niente fondo comune.
Il pemier, però, non desiste dalla sua azione. In mattinata, di fronte a indici di borsa drammatici aveva diffuso un comunicato rassicurante. «Tutti i leader dell'Unione europea rendono noto – si leggeva in una nota di Palazzo Chigi – che ciascuno di loro prenderà qualunque misura sia necessaria per mantenere la stabilità del sistema finanziario, sia attraverso l'immissione di liquidità tramite le banche centrali, sia mediante azioni mirate su singole banche, sia attraverso il rafforzamento degli schemi di protezione dei depositi. Continueremo ad adottare le misure necessarie per proteggere il sistema affinché i singoli risparmiatori nelle nostre banche non subiscano alcuna perdita nei loro risparmi». In serata poi è arrivato (in ritardo) all'incontro con il capo di Governo tedesco per sottolineare il valore di un'azione comune e spingere la Merkel verso le proprie posizioni: «Avendo noi tutti il legame di una stessa moneta, con un metodo comune possiamo insieme procedere per affrontare questa crisi sostenendo il sistema bancario e garantendo i nostri cittadini che nessuno avrà perdite a seguito di questa crisi» ha detto il premier italiano. Che, nell'incontro riservato con la Merkel, per sostenere la necessità di un fondo comune europeo avrebbe utilizzato anche gli argomenti di un dossier che gli era stato preparato dagli uffici di Unicredit. Del resto, è il ragionamento del premier, c'è un impegno da mantenere: «Io per primo – ha ricordato – ho garantito che il governo italiano avrebbe vigilato sulla stabilità del sistema bancario e garantito i risparmiatori».
La divergenza su un punto seppur decisivo, però, per Berlusconi non deve offuscare il grande clima di collaborazione che esiste tra i due Paesi. «Con la Germania – ha detto il premier – stiamo collaborando molto bene. Abbiamo il vantaggio di appartenere alla stessa famiglia della democrazia e della libertà del Ppe, condividiamo il concetto dell'economia sociale di mercato e siamo spalla a spalla, seduti nel Consiglio europeo e fino ad ora non c'è stata una decisione che io ricordi in cui le nostre posizione sono state diverse». Un «intendimento» che Berlusconi ha cercato di enfatizzare per perorare la sua soluzione alla crisi. Intanto ieri il ministro per i Rapporti con il Parlamento Elio Vito ha riferito che dopo il vertice europeo di metà ottobre il premier potrebbe riferire in Parlamento sulla crisi dei mutui.
